🌌⛩🌌Satsuki 皐月 Ú maggio ⛩Maggio porta il nome delle azalee.🎏🌅⛩🌅«L’isola dei battiti del cuore» (Piemme) ha vinto la VII Edizione del #PremioWondy Giuria Popolare, grazie di cuore a tutti coloro che hanno votato per me! â€ïžðŸŒŒ

Satsuki 皐月 Ú maggio 🎏

«Maggio porta il nome delle azalee, satsuki 皐月.
E tuttavia pare sia il risultato di una modifica del nome originario che suonava piuttosto come sanae-zuki 早苗月, ovvero “il mese delle piantine di riso”: un riferimento alla consuetudine agricola di trapiantarle in questo periodo dal semenzaio al campo.

Tra gli altri nomi di maggio: tagusa-zuki , «il mese delle gramigne delle risaie»; tachibana-zuki , «il mese del mandarino selvatico»; samidare-zuki , «il mese delle piogge che cadono prima dell’estate», nome quest’ultimo che conferma lo spostamento indietro del calendario solare rispetto a quello lunare. Il tempo era costantemente nuvoloso, il cielo gonfio di nubi, tanto che non era possibile osservare la luna (tsukimizu-zuki ).»

da “Tokyo tutto l’anno: Viaggio sentimentale nella grande metropoli” @einaudieditore

🎈 L’ennesimo treno. Oggi vado e torno da Milano a Roma e contrario, in giornata. Sono esausta. Domani ultimo giorno di Italia, poi torno a casa.

SUN vs. Stephenson 2-18

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Immagini fuori dalla logica umana in questo filmato che ritrae il Sole con Stephenson 2-18, una delle stelle più grandi conosciute. Buona visione
Stephenson 2-18 Ú conosciuta anche con i nomi di RSGC2-18 e Stephenson 2 DFK 1. La supergigante rossa si trova a circa 20.000 anni luce di distanza dalla Terra in direzione della costellazione dello Scudo (il video che trovate a fine articolo del paragone con il Sole Ú incredibile). Si trova all’interno dell’enorme ammasso stellare aperto di Stephenson 2 in compagnia di altre 25 supergiganti rosse (Ú un record tra gli ammassi conosciuti). Inoltre Ú il secondo più massiccio tra quelli della Via Lattea (30-50 mila masse solari) ed ha un’età stimata tra i 14-20 milioni di anni

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www.passioneastronomia.it/guarda-il-sole-paragonato-a-una-delle-stelle-piu-grandi-conosciute-il-video-e-pauroso/

Senza frode imparai la sapienza e senza invidia la dono,non nascondo le sue ricchezze. Essa Ú un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti se lo procuranosi attirano l’amicizia di Dio,sono a lui raccomandatiper i doni del suo insegnamento.

✎⛩✎ Lo dico da sempre ma più il mondo lo si ama più viene voglia di proteggerlo. Più che indignarsi per le sue storture, serve amarlo, avere fiducia. Altrimenti l’energia per migliorarlo da dove la si crea? ðŸŒŒðŸŒˆðŸŒ…

Laura Imai Messina
Sabato 27/04/24
Scegliere il lato migliore del mondo Ú una questione etica, una decisione che – una volta presa – porterà delle conseguenze importanti. È la mia scelta qui e altrove.
Accade quando si guarda il mondo con pazienza, con la lentezza e la fatica dei passi anziché con la velocità di un’auto da corsa (perché nulla che vada troppo veloce rivela del paesaggio l’esatta forma), quando si tiene per sé lo scontento – lo si rivela, certo, ma solo a chi ci Ú più vicino, ci conosce e non fraintende la rabbia per odio, qualcuno che possa fare concretamente qualcosa per diminuirne il peso -, accade quando si comprende la forza del contagio, quello che nasce dall’orrore (e quindi ne diffonde il malessere) e quello dell’allegria, che mette addosso una tale energia.
Lo dico da sempre ma più il mondo lo si ama più viene
voglia di proteggerlo.
Più che indignarsi per le sue storture, serve amarlo, avere fiducia.
Altrimenti l’energia per migliorarlo da dove la si crea?

È per questo che (anche se Ú raro ormai io venga fraintesa), a chi non capisce lo sforzo di mostrare di ogni cosa la bellezza, la poesia, rispondo che Ú una grande fatica, l’esatto opposto della superficialità. È piuttosto una linea, un’etica stretta. Una scelta di vita.
Io il mondo voglio migliorarlo e quanto più mi sarà possibile mettere in luce il meraviglioso (che, in realtà, Ú sempre di più ma anziché urlare parla molto piano – e quindi si sente di meno) lo farò. La rete non Ú fatta per “approfondimento” ma per “suggerimento”. Il proseguo della ricerca su ogni argomento o riflessione ognuno lo farà da sé.
🌱 Buonasera dallo stesso fuso. Tornata a Milano , salvata di nuovo da Donatella e Franco, stasera dovrò ritagliarmi qualche ora per scrivere il diario. Peraltro nel volo tra Bucarest e Milano ho sviluppato un nuovo progetto. Ai bimbi manca la mamma, domani zoom. La mia di mamma ha subìto l’ennesimo rimando e aspetta in ospedale in attesa la operino. Notiziole così. 🌅✎
Ho saltato per giorni i fusi e le lingue. Mi sono confusa, ho perso mille volte le parole. Ho imparato il frusciare della voce dell’interprete che pare davvero un vento che ti segue.
Trovo una familiarità stupefacente con il romeno, tanto da credere di capire le parole. Sono lampi, solo lampi, come stare in una stanza buia e d’un tratto, e in molti tratti, accendere la luce.
E ancora, tutto Ú a pezzi, pensavo in questi giorni. Lo Ú anche la nostra visione sul mondo. Per ogni battito di ciglia c’Ú una interruzione, per ogni momento di astrazione ecco che pur guardando qualcosa, non vediamo nulla.
Lo notavo camminando per le vie lisce, bianche e ricostruite di Varsavia con Marta accanto, lei che mi raccontava il dolore del suo popolo. Ha ereditato il trauma da generazioni precedenti, mi diceva, ecco perché la nostra letteratura appare tanto cupa. Lo ha ereditato così come si ricevono un paio d’occhi, l’attitudine al riso, il suono di uno starnuto: naturalmente, senza saperne il perché.
Lo notavo anche percorrendo i viali trafficati e bellissimi di Bucarest con Cristina, lì dove l’intermittenza della cura ha dato vita a una città ruvida e affascinantissima. Un edificio elegante, una rimessa lurida, un negozio tutto vetri e lucine, una mendicante con le gambe gonfie e un fazzoletto sul capo.
Tutto Ú a pezzi, solo nella parzialità il mondo ci arriva.
A cena, adesso, mi isolo un momento per scrivere queste righe e sento la felicità immensa ricavata dall’essere divenuta una persona capace di chiedere scusa ma di dare la priorità a ciò a cui tiene. Anche a questo frammento di riflessione che per me Ú così importante.
📷 In foto pezzetti di gioia grande.

“Tante volte un ostacolo Ú solo un messaggio che la vita ti dà. Devi trovare un’altra strada, ma non vuol dire che non puoi arrivare a destinazione.”

🌌Auguri Buon 🌌Compleanno🌌

🌌💢🌈Luigi Verdi✎ commento al vangelo 28 aprile 2024🌄⛩🌌


Dio ci chiede di portare frutto dentro la vita
Commento al Vangelo su Avvenire
LÚggiAmo
28 Aprile 2024
Omelia di Paolo Costa
In questa serata, qui nella Pieve di Romena, abbiamo sentito questo Vangelo: “rimanete in me”.
Pensate che sia solo il discorso di pregare, di andare a messa? Cosa vuol dire rimanere legati come il tralcio alla vite?
Vuol dire fare come ha fatto Lui. Capite che siamo sempre nel campo dei gesti e Lui cosa ha appena fatto? Ha lavato i piedi!
Per amore si Ú messo a servizio nostro, ci ha insegnato che 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐛𝐮𝐚𝐧 𝐏𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐯𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐚 𝐧𝐚𝐢 𝐞̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐚𝐊𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐝𝐚𝐧𝐝𝐚𝐜𝐢 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚!
Questa caratteristica ha un aspetto un po’ doloroso: se il tralcio non porta frutto viene potato; non Ú la sofferenza, non Ú il dolore. Cosa hanno fatto di male i nostri genitori che hanno perso i loro figli?
𝐍𝐚𝐢 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐝𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐢𝐳𝐢𝐚𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐡𝐚 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐥𝐩𝐚; 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐮𝐢 𝐬𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐜𝐢 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐯𝐚 𝐚𝐝𝐝𝐚𝐬𝐬𝐚 𝐞𝐫𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞̀ 𝐜𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐊𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚𝐭𝐢.
Invece viene potato il tralcio che Ú secco, quello che Ú fermo, quello che non ha voglia di camminare, di crescere, che dice “sì Ú sempre fatto così”; deve essere potato perché sotto Ú pieno di vita che vuol venir fuori. Anche 𝐢𝐧 𝐧𝐚𝐢 𝐜’𝐞̀ 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐮𝐚𝐥 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐚𝐫𝐢, 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐚𝐊𝐚𝐫𝐞, 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐟𝐢𝐝𝐮𝐜𝐢𝐚. 𝐋𝐮𝐢 𝐩𝐚𝐭𝐚, 𝐋𝐮𝐢 𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚, 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐚𝐧𝐝𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐊𝐩𝐥𝐢𝐜𝐢𝐭𝐚̀: meno cose abbiamo, meno casini abbiamo, meglio Ú. 𝐂𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐜𝐚𝐊𝐞 𝐥𝐚 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐚𝐫𝐳𝐚 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥 𝐭𝐫𝐚𝐥𝐜𝐢𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐚 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐟𝐫𝐮𝐭𝐭𝐚.
Quindi se rimaniamo uniti a Lui portiamo frutto. La cosa bella la dice verso la fine: “𝐬𝐞 𝐫𝐢𝐊𝐚𝐧𝐞𝐭𝐞 𝐢𝐧 𝐊𝐞, 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞𝐭𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐚𝐥𝐞𝐭𝐞 𝐞 𝐯𝐢 𝐬𝐚𝐫𝐚̀ 𝐝𝐚𝐭𝐚.
𝐔𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐊𝐚, 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐚𝐬𝐭𝐚 𝐚𝐝 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢, 𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢𝐚, 𝐩𝐮𝐚̀ 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐞 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐭𝐞 𝐟𝐞𝐝𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐯𝐞.”
Allora con questi tre spunti stasera 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐮𝐧 𝐩𝐚’ 𝐢𝐧 𝐚𝐬𝐜𝐚𝐥𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐊𝐞 𝐧𝐚𝐢 𝐫𝐢𝐊𝐚𝐧𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐮𝐧𝐢𝐭𝐢 𝐚 𝐋𝐮𝐢, 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐚𝐠𝐧𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐟𝐫𝐮𝐭𝐭𝐚.
E adesso proviamo a chiedere a Lui quello che ci sta nel cuore in questo momento di silenzio.
Paolo Costa

✚🌅✚LA PIANTAGIONE PREFERITA🌌⛩🌌

Vangelo di domenica 28 aprile 2024

 Giovanni 15, 1 – 8 

Commento di fra Ermes Ronchi

LA PIANTAGIONE PREFERITA

Per il vangelo la santità non risiede nella perfezione, ma nella fecondità. Potare non Ú sinonimo di amputare ma di dare vita, e togliere il superfluo equivale a fare molto frutto.


LEGGI

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28 aprile 24 – V di Pasqua

Gv 15,1-8

La bibbia Ú un libro pieno di olivi, di fichi e di viti. Pieno di uomini di cui Dio si prende cura e dai quali riceve un vino di gioia. Con le parole di oggi Gesù ci comunica Dio, cose da capogiro, attraverso lo specchio delle creature più semplici.
Ci porta a scuola in un vigneto, a lezione dalla sapienza della vite e da un Dio contadino, profumato di sole e di terra.

All’inizio della primavera mio padre mi portava nella vigna dietro casa. Sui tralci potati affiorava, in punta, una goccia di linfa che tremava e luccicava al vento di marzo. E mi diceva: guarda, Ú la vite che va in amore!
C’Ú un amore che muove il sole e le altre stelle, che ascende lungo i ceppi di tutte le viti del mondo, e l’ho visto aprire esistenze che sembravano finite, far ripartire famiglie che sembravano distrutte. E perfino le mie spine ha fatto rifiorire.
Dobbiamo salvare la linfa di Dio, il cromosoma divino in noi.

Che Dio sia descritto come creatore non ci sorprende, l’abbiamo sentito. Ma Gesù afferma oggi una cosa mai udita prima: io sono la vite, voi i tralci. Io e voi la stessa cosa! Stesso tronco, stessa vita, unica radice, una sola linfa.
E mentre nei profeti antichi Dio appariva piantatore, coltivatore, vendemmiatore, ma sempre altro rispetto alle viti, oggi ascoltiamo una parola inaudita: Dio e io siamo la stessa vite; lui tronco, io tralcio; lui mare, io onda; lui fuoco, io fiamma. Il creatore si Ú fatto creatura. Dio Ú in me, non come padrone, ma come linfa vitale. E’ in me, per meglio prendersi cura di me.

Rimanete in me e io in voi. Non Ú da conquistare l’unione con Dio, Ú cosa di cui prendere consapevolezza: siamo già in Dio, ci avvolge con il suo affetto, lo respiri, lo urti! E Dio Ú in noi, Ú qui, Ú dentro, scorre nelle vene della vita. Dio che vivi in me, nonostante tutte le distrazioni e i miei inverni, e tutte le forze che ci trascinano via. Ma via da lui non c’Ú niente.

Questa comunione precede ogni liturgia, Ú energia che sale, cromosoma divino che scorre in noi.
Ed ogni tralcio che porta frutto, egli lo pota perché porti più frutto.
Il grande e coraggioso dono della potatura! Potare non Ú sinonimo di amputare ma di dare vita, ogni contadino lo sa. Togliere il superfluo equivale a fare molto frutto.

Il filo d’oro che cuce il brano e illumina ogni dettaglio Ú “frutto”. Sei volte viene ribadito ribadisce, perché sia ben chiaro: il vangelo sogna mani di vendemmia e non mani perfette, magari pulite ma vuote, che non si sono volute mischiare con la materia incandescente e macchiante della vita.
Per il vangelo la santità non risiede nella perfezione ma nella fecondità. Dov’Ú mai questa perfezione nei discepoli di Gesù, pronti alla fuga e alla bugia, duri a capire


La morale evangelica ha la colonna sonora delle canzoni della vendemmia, di una festa sull’aia; sogna fecondità e non osservanze. Più generosità, più pace, più coraggio.
E mi piace tanto il Dio di Gesù, che si affatica attorno a me perché io porti frutto, che non impugna lo scettro ma la zappa, non siede sul trono ma sul muretto della vigna. A contemplarmi, con occhi belli di speranza.

🌌 25 Aprile ðŸŒŒ

Vedi anche:

Trieste, Risiera di San Saba 25 aprile 2024

Salvaci o Dio da un cuore senza memoria,

che uccide di nuovo chi ha patito l’orrore della violenza, del razzismo, della dittatura nazi-fascista.

Salvaci o Dio da un cuore senza gratitudine,

che non comprende il prezzo della Libertà e della Liberazione che ci sono state offerte nel sacrificio di uomini e donne generosi.

Salvaci o Dio da un cuore di pietra,

che resta insensibile verso chi ancora soffre, resiste e scappa per le oppressioni, violenze e guerre sparse nel mondo.

Salvaci o Dio da un cuore ingabbiato dalla paura,

che resta invischiato in ragionamenti e calcoli che impediscono la pietà e la solidarietà vera verso gli oppressi, verso i poveri.

Salvaci o Dio da un cuore privo di intelligenza,

che non sa osare la costruzione della pace e della giustizia, compromettendosi in vie inedite di riconciliazione e per un lavoro degno e sicuro.

Salvaci o Dio da un cuore senza pietà e colmo di tristezza,

che in nome del proprio dolore non sa riconoscere il dolore e il sogno dell’altro.

Salvaci o Dio da un cuore senza speranza, che, rattrappito sul proprio individualistico tornaconto, non sa costruire un futuro di libertà per le nuove generazioni, qui e ovunque.

Salvaci o Dio da un cuore senza coraggio e senza verità,

che prima di intervenire sta a guardare quello che fanno gli altri, e non ha l’ardire del primo passo verso la giustizia, la responsabilità, la testimonianza.

Donaci o Dio un cuore come quello del tuo Figlio Gesù, benedetto,

capace di scorgere nell’altro il dono di un fratello, sorella, figlio, figlia con cui costruire un futuro di reciproco perdono, di comunione e di pace.

✠ Enrico Trevisi

✚🌌🌅🌈😎

Buongiorno con Rumi

Nella generosità e nell’aiuto degli altri sii come un fiume. Nella compassione e nella grazia sii come il sole. Nel nascondere le mancanze altrui sii come la notte. Nell’ira e nella furia sii come la morte. Nella modestia e nell’umiltà sii come la terra. Nella tolleranza sii come il mare. [
]

Buongiorno con Rumi

I 50 anni di carriera di Branduardi

✚🌌✚

Angelo Branduardi, il menestrello della canzone italiana arriva a festeggiare i cinquant’anni di carriera. Quale miglior occasione per ripubblicare Alla fiera dell’est nella variante doppio album, comprendendo anche la versione in inglese Highdown Fair durante la giornata mondiale del RECORD STORE DAY del 20 Aprile.

Quando Angelo Branduardi esordì nel lontano 1974 il mondo della musica non era così affollato dai cantautori. Agli esordi appariva da solo con la chitarra per suonare prima di qualche gruppo prog rock, per un concerto o nei festival pop. Non Ú stato facile emergere e farsi notare, ma l’artista ha saputo dimostrare da subito di avere un suo stile che meritava attenzione. Uno stile allora identificato con la musica etnica e folk.

Così, dopo il primo album omonimo del 1974, realizzato con arrangiamenti corposi e produzione da Paul Buckmaster, Angelo Branduardi forma quello che sarà il suo gruppo di lavoro che lo porterà al successo. Un successo che, dopo il secondo album La luna, arriva perentorio e meritato con Alla fiera dell’est, la canzone filastrocca che prende ispirazione da un canto pasquale ebraico.

Un Branduardi che non Ú più visto solo come un menestrello con chitarra e violino, ma in grado di chiamare attorno a sÚ un vero gruppo di collaboratori a cominciare da Maurizio Fabrizio alla chitarra e arrangiamenti, Bruno De Filippi al buzuki, sitar e armonica, oltre a Gianni Nocenzi (pianoforte, clarino), Andy Surdi (batteria) e Gigi Cappellotto (basso), insieme alla produzione di David e Dory Zard e la copertina di Cesare e Wanda Monti. Zard crederà in Branduardi fino a portarlo in tour in Europa con la Carovana del Mediterraneo.

L’album Alla fiera dell’est, uscito nel 1976, inizia con l’omonima canzone, quella che conquista al primo ascolto e che resta nel tempo una delle sue più apprezzate, come anche Il dono del cervo, dall’accattivante melodia, ad aprire la seconda facciata. Nel disco primeggiano atmosfere sognanti (La favola degli aironi) e sussurrate (Canzone per Sarah), in omaggio alla figlia, ma anche ballate tipicamente mediterranee (Sotto il tiglio e La serie dei numeri), ed incursioni nella musica prettamente strumentale dove il tema con violino, flauto e chitarra acustica si sviluppa per cinque minuti degli otto totali (Il funerale).

Un disco da riscoprire, apripista di tante produzioni a cui verrà tributato successo nei decenni successivi con il fortunato marchio world music.

cronacatorino.it/cultura-societa/angelo-branduardi-i-50-anni-di-carriera.html

🌄🌈👣🌈Commento al Vangelo Luigi Verdi di Domenica 21/04/24✎🌌✎ “𝑃𝑖𝑎𝑛𝑔𝑒𝑛𝑑𝑜 𝐹𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒𝑠𝑐𝑜 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒 𝑢𝑛 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑎 𝐺𝑒𝑠𝑢̀: “𝐎𝑚𝑜 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑒, 𝑎𝑚𝑜 𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑒, 𝑎𝑚𝑜 𝐶ℎ𝑖𝑎𝑟𝑎 𝑒 𝑙𝑒 𝑠𝑜𝑟𝑒𝑙𝑙𝑒, 𝑎𝑚𝑜 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖, 𝑎𝑚𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒. 𝑀𝑖 𝑑𝑒𝑣𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑜𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑏𝑢𝑜𝑛 𝐷𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑡𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑖𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑖 𝑎𝑚𝑎𝑟𝑒” 𝑒 𝑖𝑙 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑑𝑒: “𝐶𝑎𝑟𝑜 𝐹𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒𝑠𝑐𝑜 𝐌𝑜 𝑎𝑚𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑖 𝑎𝑚𝑖 ð‘¡ð‘¢â€.

Prenderci cura di tutti,
perché Dio ama ognuno.
http://www.avvenire.it

LeggiAmo

Omelia di Paolo Costa
Domenica 21 Aprile 2024
Prato di Strada (AR)
Ci sono modi diversi per stare in una relazione di amore, di amicizia, di comunione, di comunità; il primo modo Ú quello superficiale: ci stiamo perché tocca, beviamo insieme, parliamo di calcio, parliamo di politica, parliamo di altre cose meno che di noi. C’Ú un’altra relazione molto più velenosa che Ú quella dominata dall’io: io voglio, io faccio, io vedo, io penso, e lì hai solo ragione tu e basta. C’Ú invece una relazione più profonda che può essere d’amore, d’amicizia, ma anche ci si augura in una comunità dove si costruisce il noi. Insieme marito e moglie costruiscono il noi e diventa qualcosa di molto profondo.
Ebbene oggi nel Vangelo si parla di questo tipo di relazione con l’immagine che il Maestro ci lascia del buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le pecore, 𝐢𝐥 𝐛𝐮𝐚𝐧 𝐩𝐚𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐊𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐚̀ 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐚𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢; in genere noi, che crediamo, diciamo che il Signore della nostra vita ci dona la vita e ci dona amore. 𝐀𝐥𝐥𝐚𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐢𝐚𝐊𝐚𝐜𝐢 𝐚𝐠𝐠𝐢: “𝐂𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐒𝐢𝐠𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐚𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚?, 𝐌𝐚 𝐬𝐚𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐞, 𝐧𝐚𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐜𝐚𝐩𝐚𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐛𝐮𝐚𝐧𝐢 𝐩𝐚𝐬𝐭𝐚𝐫𝐢, 𝐝𝐢 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐚𝐟𝐚𝐧𝐝𝐞?”
L’altra parte Ú il mercenario. Oggi va di moda in giro per il mondo; soprattutto i mercenari sono quelli che fanno la guerra, vengono strapagati per fare la guerra. A quel tempo il Maestro dice che il pastore poteva essere un mercenario. 𝐂𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐊𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐢𝐚? 𝐄’ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐚 𝐚 𝐬𝐞́, 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚 𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚, 𝐚 𝐬𝐟𝐫𝐮𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐚𝐩𝐫𝐢𝐚 𝐭𝐚𝐫𝐧𝐚𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐯𝐚𝐥𝐭𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢 𝐜𝐚𝐧 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢, 𝐬𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐚𝐢 𝐊𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐚 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐠𝐠𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚, 𝐊𝐚 𝐬𝐭𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐊𝐚𝐥𝐭𝐚 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐜𝐢 𝐬𝐚𝐧𝐚 𝐢 𝐊𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐢 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐚𝐊𝐮𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢. Chi viene e prende il proprio tornaconto, vogliono sentirsi gli applausi, vogliono vedersi i “like” in internet, quindi pensano solo di far bella figura per loro stesso, non al bene della gente, al bene degli altri. 𝐀𝐥𝐥𝐚𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐢𝐚𝐊𝐚𝐜𝐢: 𝐜𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐊𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐧𝐚𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐞 𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐮𝐧 𝐊𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐢𝐚? 𝐍𝐚𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐊𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐢?
Poi arrivano i lupi. I lupi sono le difficoltà, i problemi, gli imprevisti e questi vanno affrontati e superati grazie a chi? Ecco allora che di fronte a queste difficoltà della vita il Maestro ci dà l’immagine del buon pastore; come Ú questo buon pastore? Cosa ci insegna?
Vi ricordate don Milani? Lui parlava di una parola inglese “I care”. Cosa vuol dire? Vuol dire che mi sta a cuore, mi interessa. Era un po’ l’opposto del “me ne frego” che andava di moda qualche anno fa e rischia di andare di moda ancora. Questo 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢 𝐝𝐚𝐯𝐞 𝐊𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐚 𝐜𝐮𝐚𝐫𝐞 𝐥’𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐢𝐊𝐩𝐚𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐢𝐚𝐬𝐜𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐢 𝐧𝐚𝐢. Pensate anche a livello di comunità, ci stanno a cuore tutti, anche quelli che non ci sono, anche quelli che giudichiamo male; non possiamo escludere nessuno, sapete perchÚ? 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐜𝐢𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐬𝐜𝐥𝐮𝐝𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐊𝐚 𝐚 𝐝𝐚𝐩𝐚 𝐬𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚, 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐚𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐚𝐧 𝐜𝐢 𝐯𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐊𝐚 𝐚 𝐝𝐚𝐩𝐚 𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐚𝐧𝐭𝐫𝐢𝐚𝐊𝐚, 𝐩𝐫𝐢𝐊𝐚 𝐚 𝐝𝐚𝐩𝐚 𝐥𝐞 𝐝𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐊𝐚 𝐚𝐟𝐟𝐫𝐚𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐞𝐝 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐭𝐚𝐥𝐊𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐩𝐫𝐚𝐟𝐚𝐧𝐝𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐧𝐚𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢 𝐝𝐚 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐫𝐥𝐢 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐠𝐥𝐢𝐞𝐫𝐞, 𝐪𝐮𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐢𝐥 𝐊𝐚𝐝𝐚 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢. 𝐌𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐚 𝐜𝐮𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐚𝐧 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐊𝐞 𝐧𝐞 𝐟𝐫𝐞𝐠𝐚 𝐞 𝐬𝐞 𝐊𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐚 𝐜𝐮𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐞 𝐡𝐚 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐚𝐟𝐮𝐊𝐚 𝐧𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐥’𝐚𝐝𝐚𝐫𝐞 come dice Papa Francesco: “Abbiate l’odore delle pecore”.
Se sei vicino a una persona ne senti il profumo, ne senti la bellezza della vita.
Diceva don Milani nel suo testamento scritto ai suoi ragazzi soprattutto a Michele e Francuccio: “Ho voluto più bene a voi che a Dio ma ho speranza che Lui non sia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto sul suo conto”. Che bello! Mi ricorda un po’ quello che cantavamo anni fa a proposito di San Francesco d’Assisi:
“𝑃𝑖𝑎𝑛𝑔𝑒𝑛𝑑𝑜 𝐹𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒𝑠𝑐𝑜 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒 𝑢𝑛 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑎 𝐺𝑒𝑠𝑢̀: “𝐎𝑚𝑜 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑒, 𝑎𝑚𝑜 𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑒, 𝑎𝑚𝑜 𝐶ℎ𝑖𝑎𝑟𝑎 𝑒 𝑙𝑒 𝑠𝑜𝑟𝑒𝑙𝑙𝑒, 𝑎𝑚𝑜 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖, 𝑎𝑚𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒. 𝑀𝑖 𝑑𝑒𝑣𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑜𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑏𝑢𝑜𝑛 𝐷𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑡𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑖𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑖 𝑎𝑚𝑎𝑟𝑒” 𝑒 𝑖𝑙 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑑𝑒: “𝐶𝑎𝑟𝑜 𝐹𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒𝑠𝑐𝑜 𝐌𝑜 𝑎𝑚𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑖 𝑎𝑚𝑖 𝑡𝑢”.
Ecco, Ú il messaggio di questa domenica, non pensiamo di cavarcela dicendo tanto amo Dio, prego Dio. Ma gli altri? Che relazioni relazioni vivo con gli altri? Questo Ú il messaggio che ci lascia Gesù oggi col buon Pastore: 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐝𝐢𝐚𝐊𝐚𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐚𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐚𝐟𝐚𝐧𝐝𝐞, 𝐝𝐚𝐯𝐞 𝐥’𝐚𝐊𝐚𝐫𝐞 𝐞̀ 𝐩𝐫𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚, 𝐝𝐚𝐯𝐞 𝐧𝐚𝐧 𝐝𝐢𝐜𝐚: 𝐚𝐊𝐚 𝐃𝐢𝐚 𝐞 𝐊𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐯𝐚! 𝐒𝐞 𝐧𝐚𝐧 𝐚𝐊𝐚 𝐢 𝐟𝐫𝐚𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐚𝐧𝐭𝐫𝐚 𝐞 𝐜𝐡𝐢 𝐡𝐚 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚, 𝐧𝐚𝐧 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐞 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐚𝐊𝐚 𝐃𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐥𝐚 𝐬𝐢 𝐯𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐚 𝐜𝐚𝐊𝐞 𝐚𝐊𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢.
Che il Signore ci doni veramente di rischiare e di provare relazioni più profonde, più vere e più grandi, altrimenti sarà facile diventare anche noi mercenari e di cadere nella rete dei tanti mercenari che ci sono oggi nella vita.
Paolo Costa
🌌⛩🌌
Da maggio a ottobre c’Ú uno spazio speciale per tutte le famiglie: una giornata dedicata a loro con momenti di incontro, di riflessione e di festa, in cui genitori e figli hanno spazi autonomi o condivisi.
La domenica si apre con le lodi delle 11 in Pieve. A seguire gli adulti si incontreranno sul tema della giornata, mentre i bambini avranno un loro spazio e un’adeguata animazione.
Dopo il pranzo, nel pomeriggio, possono essere sviluppate altre attività insieme ai bambini.
19 maggio: CUSTODIRE E COLTIVARE
23 giugno: LA FRAGILITA’
21 luglio: PRENDERSI TEMPO
4 agosto: LA FATICA DELL’AMORE
22 settembre: IMPARARE A PERDONARE
20 ottobre: TORNARE AD INNAMORARSI

Parrocchia dell’Invisibile a Terzelli | Fraternità di Romena

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La proposta di Luca e di Monica, che ora ha trovato casa a Terzelli, a 10 km da Romena, unisce la lettura esistenziale della Bibbia con la bellezza e l’energia degli ambienti naturali. Nasce dalla loro esperienza di viaggio nella Terra del Santo a cui si sono uniti altri viaggiatori dell’anima per costruire insieme una “Parrocchia dell’Invisibile”.
Vengono organizzati corsi, camminate e incontri biblici in varie città italiane. 

Parrocchia dell’Invisibile: leggera e itinerante come una tenda,
aperta e libera come una vela, sospinta dal vento della Parola
per cercatori di luce e di vita.

Per informazioniwww.terradelsanto.it
Luca Buccheri 335 65 05 904 â€“ Monica Rovatti 338 56 49 091 â€“ lucbuc66@gmail.com

www.romena.it/compagni-di-viaggio/parrocchia-dellinvisibile-a-terzelli