⛩️«節 setsu o i nodi del bambù»⛩️


«節 setsu o i nodi del bambù»
節 è setsu, il «passaggio» e il «periodo», ma è anche – a seconda della lettura dell’ideogramma – fushi, l’«articolazione», la «giuntura», il «nodo».
Basta aggiungervi accanto il carattere di me 目 ovvero «occhio» perché si trasformi in fushime 節目, nel «punto di svolta», in quello snodo che determina il cammino, la via (michi), la crescita di un albero, lo sviluppo della psiche di un bambino.
I giapponesi sono soliti spiegare questo concetto con il bambù, con l’immagine dei nodi che si creano di sezione in sezione e sostengono, del suo fusto cavo e legnoso, l’allungarsi solido e ritto verso il cielo. Esso simboleggia una crescita che inizia da un nodo e in un nodo finisce.
Così sono le fasi della vita, e a ogni svolta si ripropone la possibilità di irrobustirsi. Per questo, nel pensiero giapponese, ogni periodo dell’esistenza risulta necessario e va affrontato al meglio. Ognuno si congiunge a quello successivo e tsunagari 繋がり, ovvero il «collegamento», preserva dalla fine improvvisa, previene l’incrinarsi di wa 和, l’armonia.
Ci sono persone che queste fasi di svolta le vivono a vent’anni, altre che le vivono ininterrottamente, dall’adolescenza alla maturità. Altre ancora che vi passano attraverso incolumi e ignorano nel profondo quanta fortuna serva perché accada di non essere che sfiorati dalla tempesta. Ma poi, si tratta davvero di fortuna?
«Se oggi scappi, – avvertiva il mangaka Koyano Takao – domani avrai bisogno di ancora più coraggio». Spesso si ha una insensata, benché naturale, paura di soffrire. Ci si dimentica che anche il dolore serve a creare nodi di bambù, che esso costituisce parte di ogni setsu. Basta non lasciarsi incattivire dai dispiaceri e portare a termine, con caparbietà, ogni sezione del percorso.
da «Wa, la via giapponese all’armonia» @tea.libri
📷 Scatti (Ufficio del turismo di Mitoyo) dei luoghi del nuovo romanzo, che mi prende ogni minuto residuo di tempo. Domenica di caffè, baseball, calcio e cartoni animati sul divano.
Cose così 🥰
>>> 14/04/24
A riguardarle, penso sempre che cadano nella classificazione del «semplice quotidiano», in ritagli di paesaggio, in «cibi che, nell’immaginarli, sono durati a lungo», in momenti che stanno passando e io ne avverto già il sentimento.
Le mie fotografie paiono rientrare in queste tre, quattro unità. Hanno a che fare anche con libri e, quando non c’entrano con gli oggetti di carta, vi tornano in forma di racconti che un giorno diventeranno scene di libri.
«Oggi ritengo che il punto di vista di scrittori e aspiranti pittori sia molto simile a quello dei pionieri del collezionismo che cominciavano la loro attività in quel vuoto totale. Nonostante tutta la retorica sulla storia e la memoria, i primi collezionisti non erano spinti dal desiderio di preservare le vestigia del passato, ma dall’esigenza di crearsi un’identità e, quindi, un nuovo futuro.»
Lo scriveva O. Pamuck ne «L’innocenza degli oggetti» e io penso che l’identità e il futuro sia ciò cui tendono anche i nostri archivi fotografici sul cellulare.
Nel mio è un cielo montato a neve, pioggia che si approssimava a buttare i petali dei ciliegi a terra, è una crème brulé che esisteva unicamente nell’istante in cui andava in frantumi la crosta; è Sōsuke che al caffè trova un libro illustrato di @miyakoshi_akiko e lo legge a voce alta, è Emilio che allunga un dito per capire cosa sia qualcosa di bello che trova per strada; è la primavera che esplode davanti all’ingresso di una casa e svela la forza della vegetazione e la sparizione di una famiglia, è la città che si sviluppa in altezza e annincia che la montagna si è svegliata.
Buongiorno da qui, da una giornata lenta lenta
♥️
14/04/24

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